Riflessi di Genio, il Pianoforte tra Classici senza tempo 

Domenica 26 gennaio 2025 – ore 16,00

Centro Eventi “Il Maggiore”

Riflessi di Genio, il Pianoforte tra Classici senza tempo

Massimo Macrì del Giudice – pianoforte

Musiche di L.v Beethoven – D. Scarlatti – J.S. Bach – F. Chopin

 

Programma

D. Scarlatti (1685-1757)
Sonata L. 23 K 380 in Mi minore
Sonata L. 366 K 1 in Re minore
Sonata L. 499 K 27 in Si minore

L. v. Beethoven (1770-1827)
Sonata n. 23 “Appassionata”

J.S. Bach (1685-1750)
Chaconne dalla partita n. 2 BWV 1004 in Re minore (arr. Busoni)

F. Chopin (1810-1849)
Andante Spianato e Grande
Polonais Brillante op. 22
in Mi bemolle maggiore

Massimo Macrì del Giudice, laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Chirurgia Generale, ha iniziato gli studi musicali sotto la guida dei proff. A. Magagni, G. Sgaria, Bellorini, diplomandosi in pianoforte cui ha fatto seguito una masterclas di perfezionamento nello stesso strumento.
Viene richiesto come conferenziere sulla storia del Pianoforte e della evoluzione della letteratura pianistica dal Barocco al Rococò. Ha tenuto diversi recital pianistici sia come solista che in formazioni da camera e si è qualificato in vari concorsi pianistici.

D. Scarlatti è una figura “biblica” dell’era barocca. Tra tutte le sue opere , spiccano le sorprendenti 555 sonate per tastiera, la maggior parte delle quali è stata pubblicata postuma. L’influenza del compositore barocco sullo sviluppo dello stile classico è indiscussa, poiché la sua musica “guarda” direttamente alla fine del XVIII e del XIX secolo.
La Sonata L. 23, scritta nel 1757, è una delle più popolari composizioni di Scarlatti per tastiera. Si apre esitante, la musica vorrebbe lanciarsi in avanti, sembrerebbe, ma è trattenuta da un’intima esitazione o timidezza. Dopo questa intelligente giocosità di inizio, la musica balza in piedi e diventa piuttosto vivace. Presto un tema di danza festosa, uno dei più noti viene presentato in accordi maestosi, conferendo un’eleganza veramente regale all’atmosfera. Nella seconda metà della composizione , troviamo la famosa melodia. Questa affascinante Sonata termina con il tema iniziale, lasciando all’ascoltatore cinque minuti davvero memorabili (R. Cummings).
La Sonata L. 366 inizia con un Allegro che evoca il carattere di una canzone o di un capriccio di stile imitativo e di schietta luminosità Di piccole dimensioni, la sua struttura è bipartita in sezioni ognuna delle quali termina con un trillo
Anche la Sonata L.499 risente l’influsso della musica spagnola, ravvisabile nelle note ripetute in modo rapido come se Scarlatti avesse trasferito le sonorità della chitarra al clavicembalo. Il linguaggio è molto originale, vario, ricco di inventiva armonica e con grande varietà dei ritmi.
La Sonata n. 23 “Appassionata” di L. v. Beethoven , si apre imperiosa e quasi aggressiva con un Allegro assai. Si avverte un senso di tensione e di agitazione, più da canto corale e da eloquio oratoriale, ma con una prospettiva di fiducia e di speranza. Il mirabile Andante con moto del secondo movimento è un tema semplice che si ritiene derivato da un canto popolare natalizio, di straordinaria forza armonica e melodica. Preceduto da una serie di accordi di fanfara, scatta l’Allegro ma non troppo, che alterna risolute proposte e brillanti virtuosismi, pensosi ripiegamenti a potenti accentuazioni delle sonorità. Vale la pena di raccontare come nacque il finale Il tema venne in mente a Beethoven durante una passeggiata con il suo allievo Ferdinand Ries, il quale racconta: «Fu in una di queste passeggiate, nella quale girammo tanto, che tornammo solo alle otto a Dobling, dove Beethoven abitava. Lui per tutta la strada aveva borbottato fra sé e talvolta gridato, ma senza cantare, note determinate. Gli domandai che cosa avesse e rispose: “Mi è venuto in testa un tema per l’ultimo allegro”. Quando entrammo nella stanza egli, senza levarsi il cappello, corse al pianoforte. Io mi misi in un angolo e lui mi dimenticò presto. Imperversò almeno un’ora sul tema del finale che era bell’e fatto. Da ultimo si alzò in piedi, si meravigliò di vedermi ancora lì e disse: “Oggi non posso darle lezione, devo ancora lavorare”».

J.s.Bach è considerato uno dei più grandi compositori nella storia della musica, le sue opere sono notevoli per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi e per bellezza artistica. La Partita n. 2 si apre con una Allemanda, danza di origine tedesca e dal ritmo moderato. Segue la Corrente, danza di origine francese, che trae il nome dalla vivacità del suo movimento. La Sarabanda ha un tono grave e solenne. La celeberrima Ciaccona prende avvìo da un solo tema e prosegue con un corale in una entusiasmante progressione ritmica. È una delle pagine più universalmente esaltate.

F Chopin scrisse la Grande Polonais fra il 10 settembre e il 25 ottobre 1830 ed è la più virtuosistica. L’ Andante spianato, fu invece composta più tardi, nel 1835. La composizione così finita venne eseguita in pubblico il 26 aprile 1835. Il brano si può annoverare fra i capolavori del musicista polacco, è un’opera di una grande profondità espressiva, di un perfetto equilibrio strutturale. L’ inizio presenta un’atmosfera sognante e dalla grande cantabilità; la parte centrale, in tempo di mazurka, contrasta con la precedente ed è anch’essa pacata e melodiosa. La melodia, sommessa, sembra a tratti incespicare eseguita con quel morbido tentennamento tipico del pianismo chopiniano. L’ andante porta l’ascoltatore in una atmosfera un po’ onirica e pacata cui segue un mondo di colori accesi e intensità ritmica; è una composizione profondamente polacca nello spirito e riflette più la vitalità giovanile e l’aspetto sentimentale della generazione del musicista che l’aspetto un po’ marziale e austero legato alla danza nazionale. La Polacca unisce la verve e la piacevolezza con l’eleganza.