Domenica 06 febbraio 2022 – ore 17,00
Centro Eventi “Il Maggiore”
Trio Brahms
Gioele Corrado (corno) Ruben Giuliani (violino) Olha Rubanova (pianoforte)
musiche di W. A. Mozart, J. Brahms, C. Koechli
PROGRAMMA
Charles Koechlin (1867-1950)
Quatre Petit Piéces Op. 32
Johannes Brahms (1833 – 1897)
Trio Op. 40
Andante – scherzo – adagio – Allegro con brio
Wolfgang A.Mozart (1756 – 1791)
Quintetto per Corno e Archi K407
Allegre – Andante – Allegro
Il Trio Brahms composto da Gioele Corrado (corno), Ruben Giuliani (violino) Olha Rubanova (pianoforte), nasce in seno al Conservatorio G. Verdi di Milano, sotto la guida della professoressa Emanuela Piemonti e si caratterizza sin da subito per la grande empatia che unisce i suoi componenti.
È vincitore del “Premio del Conservatorio 2018” nella categoria “Musica da Camera” e del secondo premio al Concorso internazionale di Musica “Città di Stresa” 2018.
Gioele CORRADO erede di una famiglia di musicisti, si avvicina al corno a otto anni. Attivo nell’Orchestra Giovanile del Lago Maggiore, collabora con varie formazioni orchestrali sia in Italia, sia all’estero.
Ruben GIULIANI diplomato al conservatorio “G. Verdi” di Milano, ha ottenuto premi in vari concorsi E’ attivo come solista e in formazioni da camera
Olha RUBANOVA da poco trasferitasi dall’Ucraina a Milano, collabora in numerosi concerti e festival nazionali ed internazionali.
Settimo figlio di una famiglia benestante dell’ Alsazia, C. Koechlin da bambino voleva diventare un astronomo e di fatto molte composizioni riflettono le tanto suggestive atmosfere notturne e i suoi stati d’animo. All’inizio della sua attività domina un’ampia produzione di canzoni. con accompagnamento orchestrale che hanno chiaramente una impronta impressionista. Uomo dai mille interessi, la sua produzione è molto vasta e poliedrica: dalla chanson française al contrappunto barocco, dalla musica dedicata al cinema hollywoodiano alla sperimentazione timbrica per mezzo dell’impiego di strumenti inusuali (come il sassofono). I Quatre petites pièces op. 32 per violino (alternato con la viola), corno (il suo strumento) e pianoforte del 1894 rappresentano una piccola gemma nel repertorio cameristico di questa insolita formazione che, ad esclusione del celebre Trio in mi bemolle maggiore op.40 di Brahms e di qualche altro sporadico esempio dovuto per lo più a rapporti di amicizia tra compositori e strumentisti, è quasi nulla. Si tratta di una Suite di eleganti miniature, dalla scrittura leggera ma sapiente. La prima è una dolce cantilena basata su temi di ispirazione ebraica; la seconda una breve lirica in cui la melodia è affidata al timbro pastoso del corno; nella terza si riconoscono reminiscenze del primo Debussy, l’ultima chiude la Suite in modo molto vivace, mantenendo la qualità delicatamente espressiva che la caratterizza.
Pur essendo uno degli strumenti più amati da J. Brahms, il corno venne utilizzato quasi esclusivamente nelle opere orchestrali, mentre la sua unica comparsa nella musica da camera fu nel Trio op. 40, in sostituzione del violoncello. Non avendo l’agilità e la disinvoltura di fraseggio degli altri due strumenti, il corno assolve sostanzialmente il compito di collante sonoro, dando a questo singolare complesso strumentale un impasto timbrico suggestivamente e profondamente romantico.
Il Trio si apre insolitamente con un poetico Andante Il sobrio motivo iniziale statico e contemplativo si accalora in un secondo tempo con un ritmo più vivace: a un sognante andante se ne contrappone uno animato Nello Scherzo , vivace e ritmico, l’atmosfera si fa più spensierata, con le serene sortite del corno, fanno riaffiorare un tono vagamente malinconico e nostalgico. All’apparire dell’intenso e doloroso Adagio tutto sembra sospendersi in una dimensione innaturale che prolunga le sue ombre cupe sul resto del brano. Dal silenzio emerge sommessamente il vivace Finale Allegro con brio, serena pagina in cui l’evocazione della natura e del fantastico mondo silvano, così cari al Romanticismo tedesco, tornano a percorrere lievemente il Trio come una brezza fresca e leggera.
Il Quintetto in mi bemolle maggiore K. 407 fu composto da W.A. Mozart nel 1782. J.G. Naumann, contemporaneo di Mozart, lo arrangiò per Trio.
La composizione ha un tono un po’ umoristico che allude scherzosamente a forme più severe padroneggiate magistralmente da Mozart. L’ amoroso dialogare fra gli strumenti, una felice fusione del corno, sempre nostalgico, con il violino e il pianoforte accentuano il carattere poetico e sognante dell’intera opera.
Nell’Allegro iniziale, il corno entra dopo alcune battute introduttive e presenta successivamente due temi, cui rispondono di volta in volta il violino e il pianoforte. Nelle prime battute introduttive il violino assume il ruolo di sostegno, ma a partire dall’esposizione del tema principale sarà il corno a condurre il discorso. Solo occasionalmente gli altri strumenti vanno al di là della funzione di sostegno, preferendo scherzare con gli altri strumenti..
L’Andante lascia spazio maggiore alla cantabilità del primo violino che si alterna col corno, mentre il pianoforte procede per lo più parallelamente.
L’Allegro finale è un rondò, il cui tema è presentato prevalentemente dal corno del quale mette in risalto tutte le possibilità dello strumento .