Domenica 25 novembre 2018 – ore 16,00
Teatro “ Maggiore” – Verbania
I Cameristi del Verbano ensemble
Musiche di Cimarosa, Devienne, Mozart
Programma
F. Devienne
Quartetto in sol magg. op. 11 n.1
Allegro Grazioso
G. Paisiello
Divertimento in sol magg.
Allegro Spiritoso Minuetto
F. Giardini
Quartetto op. 25 n.3 in re magg.
Andante adagio allegro
W. A. Mozart
Quartetto in do magg. Kv 171
Allegro Andantino
Il complesso “ I Cameristi del Verbano “
Paola Dusio flauto
Antonello Molteni violino
Patrizia de Santis viola
Elisabetta Soresina violoncello
si costituisce agli inizi degli anni ottanta per volontà di un gruppo di musicisti legati da vincoli di amicizia e da comuni interessi musicali.
Nata come orchestra da camera, la formazione si è via via modificata a seconda delle esigenze,diventando un gruppo duttile che esegue un repertorio che va dal barocco ai giorni nostri.
I suoi componenti hanno maturato esperienze individuali, anche in veste solistica in importanti formazioni cameristiche quali: I Solisti Veneti, Orchestra del Festival Internazionale di Brescia e Bergamo, I Cameristi Lombardi, l’Orchestra da Camera di Mantova.
La loro esperienza si è completata nelle istituzioni Lirico-Sinfoniche quali: Orchestra del Teatro alla Scala, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Orchestra del Teatro Regio di Torino, Orchestra della Svizzera Italiana, Orchestra Internazionale d’Italia dove hanno avuto ed hanno l’opportunità di collaborare con direttori quali C. Abbado, Chailly, Bertini, Bychkov, Gavazzeni,Gergiev,
Giulini, Chung, Luis, Mazel, Mataci, Metha,
Muti, Prêtre, ,Rozhdestvensky, Sawallisch,
Sinopoli, Tate.
François Devienne (1759 – 1803) fu attivo a Parigi come eccellente strumentista e compositore di talento. Autore di un metodo per l’insegnamento del flauto: ‘Méthode de Flûte Teorica et Pratique’, ristampato più volte, contribuì molto al miglioramento del livello della musica per fiati e allo sviluppo della musica da concerto francese nell’ Europa dell’Illuminismo.
Il suo stile raffinato ed elegante, influenzato da Mozart, è caratterizzato da un senso melodico e da una armonia chiara e semplice. I quartetti ancora non ben conosciuti dal pubblico (e meno noti delle opere di intonazione patriottica e anticlericale) raggiungono un’alta e difficile perfezione stilistica.
Giovanni Paisiello (1740-1816) esponente di primissima fila nelle vicende musicali d’Europa nell’ultimo trentennio del Settecento, fece della commedia per musica napoletana un genere sovranazionale; nel contempo, con Nina gettò le basi di un gusto protoromantico che fruttificò nei decenni a venire. I contemporanei e la storiografia musicale ottocentesca gli vollero attribuire la paternità delle nuove forme introdotte nel dramma per musica. I suoi lavori contribuirono a far convergere la stima e l’interesse dei suoi contemporanei sul compositore e sulla sua partitura, considerata un prodotto artistico da replicare e da rigustare.
Le opere di Paisiello (se ne conoscono 94 tra cui sedici Divertimenti uno dei quali quello in Sol Maggiore che ascolteremo questa sera) abbondano di melodie, la cui bellezza leggiadra è tuttora apprezzata.
Paisiello si formò a Napoli, dove visse e operò per la maggior parte della sua vita, eccetto due significative eccezioni: i soggiorni a San Pietroburgo al servizio di Caterina II e a Parigi su esplicita richiesta di Napoleone. Sebbene abbia praticato quasi ogni genere musicale del suo tempo (specie in ambito sacro), la sua importanza storica è legata alla produzione teatrale che annovera un centinaio di opere, sia serie sia buffe. La sua opera si sviluppa nell’arco di mezzo secolo all’insegna dei toni patetico-sentimentali, ma la sua autentica vena è comica, ricollegandosi ai modelli della tradizione napoletana.
Felice Giardini (1716-1796) fu un compositore piemontese, ingiustamente dimenticato. Visse per lo più tutta la sua carriera concertistica tra Parigi e Londra. Scrisse musica per tutti i generi in voga nella sua epoca, tuttavia i suoi principali ambiti furono quello operistico e quello della musica da camera strumentale.
Quasi tutte le sue opere furono pubblicate quando egli era ancora in vita, ad eccezione di alcune canzonette e di sporadici lavori da camera. Come abilissimo suonatore di strumenti ad arco, egli seppe sfruttare tale famiglia di strumenti al fine di ottenere il miglior suono. La sua musica da camera combina il cosiddetto stile galante con gli elementi tipici del medio classicismo di J. C. Bach e della scuola di Mannheim. Scrisse quartetti e quintetti per archi impiegando anche altri strumenti (una forma nuova per quel tempo),ma si concentrò sulla composizione di quartetti principalmente per violino, viola e violoncello. Il Quartetto che ascolteremo questa sera è la prima esecuzione moderna, lo spartito risale al 1751 ed è dedicato al principe di Galles.
Il Quartetto in do maggiore per flauto e archi K. 171, scritto da Wolfgang A. Mozart (1756-1791) a Mannheim tra gennaio e febbraio del 1778 è improntato ad un gusto classico che mira ad inserire in un giusto dosaggio il timbro degli strumenti. L’attenzione dell’ascoltatore è richiamata dalla linearità e dalla espressività delle tonalità, indicative anche in questo caso della genialità inventiva mozartiana.che dimostra di conoscere le qualità e le possibilità solistiche dei quattro strumenti ad archi.